Storie di impronte di persone e città

3 giugno 2004

Nel museo Pascali di Polignano l’intrigante «personale» di Claudio Cusatelli. Trame di colore graffito evocano avventure individuali e collettive.

di Pietro Marino

«Nabil», un’opera di Claudio Cusatelli

«Nabil», un’opera di Claudio Cusatelli

E’ una emersione importante da un lungo seppure operoso silenzio, la personale di Claudio Cusatelli nel Museo Pino Pascali a Polignano a Mare. Bene ha fatto la direttrice del Museo, Rosalba Branà, ad organizzarla, aldilà delle motivazioni di sodalizio nel gruppo Zelig e della comune scelta di vivere nell’abbazia di San Vito. La mostra infatti recupera la presenza pubblica dell’artista barese, ora che si avvia verso i fiorenti 50 anni, ad un livello di impegnata complessità. Attrae da sempre la tecnica di Cusatelli per la precaria eleganza: pastelli a cera di brillante timbro cromatico, da cui le immagini affiorano per raschiamenti, abrasioni, piccole ustioni. Una pittura, insomma «per via di levare». Ma l’inquieto décor dei graffiti è ora al servizio di intrighi concettuali. L’artista ingrandisce in pittura impronte delle sue dita o della mano (raramente di altri: vedi l’imprimitura delle labbra di Baba, la sua compagna) come tracce di identità attribuita a persone mai viste e conosciute, nomi estratti dall’anonimato casuale della cronaca.